Prestiti dipendenti pubblica istruzione: i migliori di Dicembre 2024, finanziarie, guida

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I dipendenti della pubblica istruzione sono ormai da tempo oggetto di una singolare polemica. Iniziata durante l’anno scolastico 2018-19, quando dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) fu reso noto come l’organico dei docenti contasse all’epoca su 822.723 insegnanti, di cui 141.412 di sostegno.

Dati che furono smentiti all’epoca dal presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, il quale ebbe facile gioco a ricordare come nel corso delle ultime elezioni relative alle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), svolte pochi mesi prima, lo stesso organico ammontava a un milione di unità. Concludendo che il Miur stava nascondendo il reale numero degli insegnanti per non ammettere la presenza di un gran numero di insegnanti precari.

Una polemica che da quel momento non ha praticamente avuto fine, segnalando le condizioni non proprio esaltanti dei dipendenti della pubblica istruzione. Conseguenti ad una politica che ormai da tempo sta svuotando di risorse questo settore, trasferendole al privato.

La polemica dell’Anief

Proprio l’Anief è tornata ripetutamente a denunciare la piaga rappresentata dal precariato nella pubblica istruzione. Figlia di una scelta ben precisa da parte del ministero tale da tradursi in un numero sempre più alto di persone che arrivano sfiduciate dalla lunga attesa ad avere una cattedra.

Per capire meglio i termini della questione, basta fare un semplice raffronto con quanto avviene a livello europeo. Ove in pratica dopo una media di 36 mesi di servizio precario anche non continuativo si viene assunti. Mentre in Italia si preferisce lasciare scoperte le cattedre, pur di non assumere. Come del resto indicato dal piano elaborato per il periodo 2014-17, quando a fronte di oltre 125mila cattedre scoperte, il ministero optò per l’immissione in ruolo di soli 63mila insegnanti.

Una politica miope, la quale peraltro non trova neanche giustificazione nelle imposizioni di Bruxelles. Anzi, proprio l’Unione Europea ha ripetutamente aperto procedure di infrazione a danno dell’Italia, proprio per l’abuso di personale precario nella pubblica amministrazione. Ove proprio la scuola rappresenta un vero e proprio caso limite. Tale da avere riflessi anche sul settore creditizio. Andiamo a vedere perché.

Credito e pubblica istruzione

Trattandosi di personale dipendente, quella della pubblica istruzione è una platea privilegiata per il sistema creditizio. Coloro che possono vantare un contratto a tempo indeterminato, infatti, sono in grado di presentare i requisiti fondamentali per poter richiedere prestiti:

  1. capacità reddituale, ovvero una busta paga su cui poter poggiare il piano di rientro dei soldi ricevuti in prestito;
  2. posto praticamente inattaccabile, in quanto tutelato dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Di conseguenza possono essere licenziati solo per giusta causa.

Ne deriva che non solo ai dipendenti della pubblica istruzione non viene praticamente richiesto il merito creditizio, ovvero uno storico inappuntabile in tema di finanziamenti pregressi, ma basta eventualmente sottoscrivere una assicurazione per rassicurare in pieno la controparte.

La situazione che abbiamo descritto, però, non riguarda i tanti precari della pubblica istruzione. I quali, appunto, non possono contare su un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il loro viene infatti rinnovato periodicamente e rende quindi complicato dare vita ad un piano di rientro tale da poter coprire cifre consistenti, le quali presuppongono periodi prolungati per poter restituire il capitale e gli interessi concordati.

Ecco perché le politiche del Miur sono destinate infine a riflettersi anche sulla possibilità di un gran numero di lavoratori di potersi relazionare in maniera proficua con banche e finanziarie. Alla stregua di tutti quei precari, moltissimi in Italia, i quali si ritrovano praticamente esclusi dal settore creditizio.

I prestiti per i dipendenti della pubblica istruzione

I problemi che abbiamo elencato sinora, non valgono naturalmente per i dipendenti della pubblica istruzione che possono a loro volta vantare un contratto di lavoro a tempo indeterminato. I quali sono in grado di reperire finanziamenti non solo da banche e finanziarie, ma anche dall’INPS.

Proprio l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, infatti, è subentrato nel 2011 all’INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica). Un effetto del decreto Salva Italia approvato dal governo Monti, il quale ha in pratica ridisegnato il sistema previdenziale nel nostro Paese. Affidando proprio all’INPS i compiti creditizi a sostegno della pubblica amministrazione.

Prestiti, quelli erogati dall’INPS, i quali vengono erogati sotto forma di quinto dello stipendio e con tassi di interesse estremamente interessanti. Tanto da essere ormai da decenni molto gettonati dai dipendenti pubblici. Tra i quali, naturalmente, anche quelli della pubblica istruzione.

I prestiti INPS per il personale della pubblica istruzione

Prestiti Inps Scuola sono prodotti creditizi finalizzati all’erogazione di un capitale finanziario destinato a finanziare le spese o i progetti o le spese urgenti di soggetti inquadrabili nella categoria dei lavoratori assunti nel settore scolastico. Un novero nel quale rientrano a pieno titolo non solo gli insegnanti di qualsiasi istituto scolastico dalle scuole materne fino ai Docenti universitari, ma anche il personale ATA (Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario).

Per queste categorie di personale operanti nel settore pubblico dipendente dal Miur, i prestiti Inps favoriscono l’accesso al mercato creditizio direttamente o in forma mediata. Il secondo è il caso che vede la presentazione della domanda di richiesta dei prestiti per mezzo di banche e società finanziarie che abbiano provveduto a stipulare una convenzione con l’ente di previdenza.

Chi può richiedere i prestiti INPS per il personale della pubblica istruzione

I Prestiti erogati dall’Inps  per il personale assunto negli Istituti scolastici e all’Università sono indirizzati ad una platea che comprende Maestri e Maestre di scuole materne, asilo nido e scuole elementari, i Professori e le Professoresse delle scuole medie inferiori e superiori, e i Docenti Universitari.

Capitolo a parte è poi quello relativo al personale ATA (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario), ovvero il personale non docente il quale presta il suo operato all’interno della scuola italiana. Il cui inquadramento e le mansioni, a seguito della contrattualizzazione del pubblico impiego precedente all’avvio della privatizzazione del diritto del lavoro pubblico in Italia, sono sancite dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della scuola.

Requisiti necessari per accedere ai prestiti INPS

Una volta stabilito chi può accedere ai prestiti INPS per i dipendenti della pubblica istruzione, andiamo a vedere quali sono i requisiti necessari per entrare in questa platea. Che sono indicati dall’articolo 2 riportato sul Regolamento Prestiti per chi è iscritto alla Gestione unitaria delle prestazioni sociali e creditizie. In base al quale possono accedere tutti gli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali i quali abbiano maturato non meno di quattro anni di anzianità di servizio pubblico, nonché quattro anni di versamento dei contributi a favore della stessa.

I docenti e il personale ATA in attività di servizio, per poter presentare la domanda, devono essere titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato. Mentre chi è titolare di contratto di lavoro a tempo determinato non inferiore a 36 mesi può fruire della cessione del quinto sullo stipendio e/o sulla pensione estinguibile nell’arco di durata del contratto di lavoro, con l’obbligo di cedere il TFR a garanzia dell’obbligazione contratta. Il tutto ai sensi dell’articolo 13 del D.P.R. 5 gennaio 1950, numero 180.

Quali sono i prestiti cui si può accedere?

Per quanto riguarda i prestiti INPS a favore dei dipendenti della pubblica istruzione, essi si dividono in due categorie:

  1. piccoli prestiti per insegnanti e personale ATA, per i quali non è prevista la motivazione, con un tasso di interesse nominale annuo del 4,25%, la ritenuta dello 0,50% per spese di amministrazione e quella relativa al contributo del fondo rischi;
  2. prestito pluriennale per insegnanti e personale ATA, riservato a chi necessita di liquidità per l’acquisto di un bene oppure per un determinato progetto. Si tratta di prestiti quinquennali o decennali caratterizzati da un tasso di interesse nominale annuo del 3,50%, cui si aggiunge la ritenuta dello 0,50% per le spese di amministrazione e il contributo al fondo rischi.

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