Prestiti on line dipendenti pubblici: migliori offerte del 2024: i migliori di Marzo 2024, finanziarie, guida

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I dipendenti pubblici sono una categoria molto estesa nel nostro Paese. Secondo le ultime statistiche al riguardo, quelle relative all’ultimo censimento permanente delle istituzioni pubbliche, sarebbero oltre 3,5 milioni, raggruppati in circa 12.800 istituzioni diverse. Un dato che fa capire l’importanza di una categoria spesso vituperata, ma che rappresenta un fattore di cui tenere conto. Anche da parte del settore creditizio, per ovvie ragioni.

I dipendenti pubblici, infatti, rappresentano ormai l’unica categoria nel nostro Paese a poter godere del mitico “posto fisso”. Per effetto del Jobs Act introdotto dal governo Renzi, infatti, coloro che fanno parte di questa categoria sono rimasti i soli a poter godere della tutela rappresentata dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il quale vieta il licenziamento senza giusta causa.

Posto fisso uguale garanzie reddituali: questa è la naturale similitudine fatta propria da un sistema creditizio che vede come un potenziale pericolo qualunque cliente il quale non sia in grado di presentarle, insieme al merito creditizio. E pronto a srotolare il classico tappeto rosso al dipendente pubblico che decida di rivolgersi ad esso per avere un finanziamento teso a sostenere il bilancio familiare, oppure l’attitudine al consumo. Sapendo in partenza che a fare da base per il piano di rientro della cifra prestata sarà proprio lo stipendio del lavoratore.

I prestiti ai dipendenti pubblici sono molto facili da ottenere

Come è ormai noto, in Italia ormai da anni vige una stretta creditizia molto forte. Dovuta in particolare alla grande mole di NPL (Non Performing Loans), ovvero ai crediti non esigibili, detenuti da banche e finanziarie. Stiamo parlando dei tanti prestiti che sono stati concessi quando la situazione economica sembrava in fase di miglioramento a clienti che, nel frattempo, sono entrati in una spirale negativa. Tale da non permettere loro di adempiere agli obblighi contrattuali sottoscritti.

In conseguenza di ciò e per non peggiorare ulteriormente la situazione, il settore creditizio ha quindi deciso di restringere i criteri di ammissione ai vari finanziamenti.

Un vero e proprio collo di bottiglia da cui si sono però salvati i dipendenti pubblici. Ai quali sono riservate proposte le quali sono concesse con estrema facilità, per ovvi motivi.

Si tratta infatti di una categoria che vanta due condizioni ideali, agli occhi delle aziende del settore:

  1. una busta paga su cui può essere incardinato il piano di rientro della somma corrisposta;
  2. la garanzia che il posto di lavoro non potrà essere attaccato da motivi economici, come è invece possibile per i dipendenti privati.

Tali quindi da favorire il rapporto tra finanziarie e lavoratori pubblici. Con una serie di prodotti dedicati che trovano il gradimento dei diretti interessati. Non solo da parte del credito tradizionale, ma anche di quello che ha deciso di appoggiarsi al web.

Il credito online

Anche il nostro Paese, nel corso degli ultimi anni, ha assistito ad un vero e proprio boom del credito online. Una crescita derivante in particolare dai vantaggi che queste genere di soluzioni sono in grado di offrire ai consumatori. Le quali possono essere riassunte in tal modo:

  1. la compressione dell’iter burocratico rispetto alle procedure previste all’interno delle filiali fisiche. Non c’è bisogno di mettersi alla ricerca di finanziarie operanti sul territorio e affrontare file più o meno snervanti, basta mettersi davanti al proprio personal computer o smartphone per allacciare il rapporto con una finanziaria operante sul web. La trattativa intrapresa può andare a buon fine in un arco di tempo molto limitato, a volte nell’arco di una sola giornata lavorativa, nel caso in cui si sia in grado di offrire le garanzie richieste;
  2. la convenienza dei prestiti offerti. Le aziende che operano online non hanno i costi di gestione di quelle tradizionali. Non devono pagare affitti per i locali e utilizzano meno personale per fare fronte alle richieste. Inoltre non applicano i famigerati costi accessori, ovvero quelli per l’avvio della pratica, la fase istruttoria e gli altri che fanno crescere il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) e, di conseguenza, la rata mensile cui spetta il compito di ripianare il debito contratto;
  3. la facilità delle procedure. Solitamente basta collegarsi alla home page del sito e compilare un modulo con i propri dati personali e gli eventuali recapiti, per essere richiamati a stretto giro di posta. Tutto molto semplice e rapido.

Naturalmente servono le garanzie

Va però specificato che anche nel caso delle finanziarie online coloro che richiedono un prestito sono obbligati a presentare adeguate garanzie. Ovvero la capacità reddituale o patrimoniale e il merito creditizio.

Senza di esse diventa complicato ottenere un prestito, a meno che non si riesca ad ovviare con la presenza di un garante. Ovvero una terza persona la quale possa garantire con il proprio stipendio o patrimonio il rientro dei soldi prestati. Il quale, inoltre, non deve avere nel suo passato episodi di attrito con le finanziarie tali da aver comportato l’iscrizione del suo nome in uno degli elenchi di cattivi pagatori compilati e gestiti dalle cosiddette centrali rischi.

Naturalmente, per i dipendenti pubblici il discorso è molto semplificato proprio dalla loro particolare natura. Avendo uno stipendio fisso e un posto inattaccabile, anche nel caso in cui siano per qualche motivo cattivi pagatori possono comunque ottenere un prestito tramite cessione del quinto. Una formula sempre più utilizzata e popolare in Italia.

La cessione del quinto: conviene realmente?

Come abbiamo ricordato, nel caso dei dipendenti pubblici la formula abitualmente utilizzata è quella nota come cessione del quinto di stipendio. Una soluzione gradita in particolare dalle finanziarie, in quanto, contrariamente a quanto si pensa, è molto favorevole per esse. Spostando in definitiva tutta la convenienza dell’operazione verso di loro.

Il motivo di questo dato di fatto è da ricercare nel fatto che la cessione del quinto comporta una serie di costi accessori i quali contribuiscono ad appesantire i piani di rientro annullandone in pratica ogni convenienza. Sino a rendere molto più conveniente anche per il dipendente pubblico rivolgersi ad altre soluzioni, come il credito al consumo.

Basti pensare in tal senso alla polizza assicurativa che deve garantire l’ente che presta i soldi in relaziona alla possibilità di un decesso del contraente. Si tratta di assicurazioni molto costose, spesso nell’ordine delle migliaia di euro, andando infine a pesare molto di più dei semplici interessi.

Per capire meglio la realtà si consiglia comunque di consultare il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) delle soluzioni proposte. Un dato molto più indicativo del TAN (Tasso Annuo Nominale), in quanto comprendente tutti i costi collegati al finanziamento. Non a caso il TAEG viene spesso nascosto dalle finanziarie, per cercare di non far capire al potenziale cliente il peso che si va ad accollare.

Un comportamento spesso opaco contro il quale ha del resto tuonato anche la Banca d’Italia, chiedendo alle aziende del settore di facilitare l’accesso degli utenti a tutte le informazioni  le quali possono chiarire loro il quadro.

Attenzione alla rinegoziazione

Un discorso il quale vale soprattutto per la cosiddetta rinegoziazione del debito. Sulla quale le finanziarie hanno da tempo dato vita a pratiche lesive verso gli interessi dei consumatori. Costringendo infine Bankitalia ad intervenire per puntualizzare alcune cose di non secondaria importanza.

Proprio sulla base dei rilievi in questione, possiamo dire che in caso di rinegoziazione, il cliente dovrebbe dare vita ad un modus operandi ben preciso. Chiedendo in particolare alla controparte:

  • il cosiddetto conteggio estintivo, ovvero il documento al quale è affidato il compito di riportare il calcolo dell’importo ancora da versare alla banca o all’istituto finanziario al fine di poter estinguere completamente un debito in corso;
  • chiedere di essere messi al corrente di quali saranno tutti i costi da affrontare per estinguere la precedente cessione del quinto;
  • chiedere che siano evidenziati tutti i costi accessori che devono essere affrontati in caso di rinnovo del quinto di stipendio;
  • affrontare il discorso relativo ai ratei della precedente assicurazione i quali devono essere recuperati in considerazione dell’estinzione del prestito in favore di uno nuovo.

Va anche chiarito come proprio la legge istitutiva del quinto di stipendio, la 180 del 1950, specifichi nell’articolo 39 che per poter rinegoziare la cessione del quinto deve essere già stato restituito almeno il 40% dell’importo complessivo del debito contratto. Con una parziale eccezione, quella rappresentata da chi ha stipulato prestiti con piani di rientro inferiori a 60 mesi. In questi casi, infatti, il rinnovo della cessione del quinto è consentito anche prima di aver versato almeno il 40% del prestito.

Un obbligo che però è stato ripetutamente disatteso dalle aziende creditizie, tanto da costringere Banca d’Italia ad intervenire per riportare la situazione sotto controllo. Anche perché nel frattempo si sono verificati moltissimi ricorsi all’Arbitro Bancario Finanziario, proprio sul tema del quinto di stipendio.

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